I percettori di Assegno sociale possono passare a una prestazione previdenziale e ottenere dei vantaggi economici.
Per chi appartiene alla categoria dei cd. contributivi puri, ossia i lavoratori che hanno iniziato ad accreditare versamenti previdenziali dal 1° gennaio 1996, è disponibile la pensione di vecchiaia contributiva.
Si tratta di una prestazione accessibile con 67 anni di età e 20 anni di contributi, a condizione che l’importo spettante non sia inferiore all’ammontare dell’Assegno sociale (pari, nel 2025, a circa 538 euro). Per i lavoratori che hanno raggiunto almeno 71 anni di età, invece, questa tipologia di prestazione previdenziale viene erogata a prescindere dal presupposto dell’importo minimo e anche con un’anzianità contributiva di soli 5 anni.
Ai fini del raggiungimento di quest’ultima condizione, tuttavia, si considera soltanto la contribuzione effettivamente versata, cioè quella obbligatoria, volontaria o da riscatto, ad esclusione di quella figurativa a qualsiasi titolo. Se il lavoratore non ha abbastanza contributi, l’assegno spettante avrà un importo molto contenuto, non superiore a 538 euro al mese. Sulle pensioni contributive, infatti, non spettano le maggiorazioni né l’integrazione al trattamento minimo.
Molte persone che già percepiscono l’Assegno sociale si chiedono se convenga passare alla pensione di vecchiaia contributiva. Dissolviamo i dubbi dei Lettori, facendo chiarezza sulle due misure.
Fino a 8.600 euro di arretrati con il passaggio alla pensione di vecchiaia contributiva: quali sono i requisiti?
L’Assegno sociale è una prestazione economica destinata ai soggetti con almeno 67 anni di età, in difficoltà economica e che risiedono in Italia da almeno 10 anni. Il sussidio ammonta, attualmente a 534,41 euro, ma dal prossimo anno salirà a 538,68 euro.
Ma conviene passare dall’Assegno sociale alla pensione di vecchiaia contributiva? Prima di effettuare la scelta, bisogna esaminare la propria situazione e valutare l’ammontare dei versamenti accreditati. In ogni caso, l’INPS riconosce sempre il trattamento più favorevole tra quelli a disposizione.
Grazie a un chiarimento contenuto nella Legge di Bilancio 2025, alcuni contribuenti potranno accedere alla pensione di vecchiaia contributiva percependo una notevole somma a titolo di arretrati. Tale facoltà spetta a chi smette di lavorare a 67 anni e ha dei figli.
Nel dettaglio, avrà diritto a: 4 mesi di arretrati con un solo figlio, 8 mesi di arretrati con due figli, 12 mesi di arretrati con tre figli oppure 16 mesi di arretrati con almeno quattro figli. In quest’ultima ipotesi, coloro che sono nati nel 1958 e che andranno in pensione nel 2025 a 67 anni di età potranno ricevere circa 8.600 euro di arretrati, con una pensione base di 538 euro.
Bisogna, però, considerare che i coefficienti di trasformazione applicabili per il biennio 2025- 2026 saranno inferiori e, dunque, la pensione potrebbe subire una penalizzazione. In conclusione, dal riconoscimento degli arretrati potrebbe derivare un assegno più povero.