I lavoratori che hanno ferie non godute entro il 31 dicembre 2024 devono prestare attenzione, per non incorrere in spiacevoli situazioni.
Le ferie sono un diritto fondamentale dei lavoratori, garantito dall’art. 2109 del Codice Civile e dai Decreti Legislativi n. 66/2003 e n. 213/2004. Nel dettaglio, ogni dipendente può contare su almeno quattro settimane di riposo, anche se la quantità di giorni di ferie può variare (ma mai diminuire) a seconda del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro.
Di tale periodo, almeno due settimane vanno consumate entro l’anno di maturazione, mentre le altre due entro i 18 mesi successivi. Di conseguenza, le ferie maturate nel 2024 vanno godute in parte entro il prossimo 31 dicembre e in parte entro il 30 giugno 2026.
Molti lavoratori si chiedono se le ferie maturate e non godute entro la fine dell’anno andranno perse per sempre. Facciamo luce sulla vicenda e vediamo cosa stabiliscono il legislatore e la giurisprudenza.
Le ferie non godute sono in pericolo? Ecco la verità
Il pericolo più grande in caso di mancata fruizione delle ferie spettanti è previsto per il datore di lavoro, se non ne consente ai dipendenti l’utilizzo entro il 30 giugno. Sarà, infatti, obbligato a pagare i contributi aggiuntivi, oltre alla retribuzione imponibile, e una sanzione amministrativa, il cui importo va da 120 a 5.400 euro, a seconda che la violazione avvenga per un solo anno oppure per più di quattro anni e coinvolga fino a 5 o più di 10 dipendenti.
I lavoratori possono chiedere il pagamento dei giorni di ferie non sfruttate? No, perché nel nostro ordinamento vige l’espresso divieto di monetizzazione delle ferie durante la vigenza del rapporto di lavoro. In caso di scadenza del contratto a tempo determinato, invece, i dipendenti possono scegliere di non fruire dei giorni di riposo per ottenerne il pagamento al termine del rapporto.
Ma le ferie non godute si perdono? Chiariamo subito che non sussiste tale pericolo, ma, per l’INPS, è come se fossero state consumate e, dunque, il datore di lavoro è obbligato al pagamento dei contributi relativi a tali giornate.
Esiste, tuttavia, un’eccezione, evidenziata dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, nelle cause C-619/16 e C-684/16. I giudici hanno sottolineato che se il datore di lavoro prova che il dipendente, “deliberatamente e con piena consapevolezza“, ha deciso di non utilizzare le ferie nonostante sia stato posto nelle condizione di poterlo fare, non avrà diritto al pagamento di quelle residuali al termine del rapporto di lavoro. Al tal fine, è necessario che ci sia stato un palese e categorico rifiuto alla fruizione delle ferie.