Per il calcolo della pensione futura si considerano i contributi posseduti e l’aspettativa di vita, ma occhio a non commettere questi errori!
In base all’attuale normativa previdenziale, per accedere alla pensione di vecchiaia ordinaria, sono necessari almeno 67 anni di età e 20 di contributi. Tali requisiti, tuttavia, sono destinati a variare nel tempo, perché vengono adeguati alla cd. aspettativa di vita.
Più alta è quest’ultima e più tardi si andrà in pensione. Di conseguenza, per capire sommariamente quando sarà possibile smettere di lavorare e quanto si percepirà di pensione, è necessario considerare una serie di variabili.
Per avere un’idea sul futuro pensionamento, i lavoratori possono contare su diversi elementi, basati essenzialmente sulla quantità di contributi accreditati nel corso dell’intera carriera e dell’aspettativa di vita. Attenzione, però, perché potrebbero essere commessi degli errori.
Come abbiamo anticipato, per andare in pensione bisogna rispettare specifici requisiti. Al riguardo, il Ministero dell’Economia e delle Finanze sul proprio portale specifica che, per effetto delle riforme previdenziali introdotte dai vari Governi, gli aumenti medi dell’aspettativa di vita sono un parametro irrinunciabile per stabilire a che età anagrafica e contributiva è consentito l’accesso al pensionamento.
Bisogna, però, sfatare dei falsi miti relativi alla modalità di calcolo dell’assegno pensionistico, perché si tratta di credenze che spesso inducono i lavoratori in errore. Innanzitutto, non bisogna pensare che il futuro assegno pensionistico ammonterà a quanto versato negli anni di servizio. I contributi, inoltre, da soli non bastano per finanziare le pensioni di tutti e, dunque, per sorreggere l’intero sistema previdenziale italiano.
In passato, è stato erroneamente creduto che l’introduzione del sistema contributivo e l’abolizione di quello retributivo potesse risolvere gran parte dei problemi e sollevare definitivamente le finanze pubbliche. I Governi hanno visto in tale meccanismo la soluzione più semplice ed efficace anche per consentire ai lavoratori di andare in pensione in anticipo senza gravare eccessivamente sulle casse dello Stato.
Affinché tutti i contribuenti percepiscano una pensione dignitosa, tuttavia, servirebbe una vera e propria riforma del sistema previdenziale italiano, con l’introduzione di strumenti diretti a garantire un equo trattamento tra tutti i cittadini.
In tale ottica, va chiarito un altro equivoco, quello in base al quale l’aumento dell’aspettativa di vita comporterebbe un aumento proporzionale anche del requisito anagrafico per accedere al pensionamento. L’aspettativa di vita, infatti, non è la stessa per tutti i lavoratori e, per tale motivo, potrebbero sorgere delle situazioni di disparità, da risolvere tramite appositi provvedimenti normativi.
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