Molti utenti si chiedono cosa prevede la legge quando si pubblica o condivide lo screenshot di una conversazione avvenuta su WhatsApp.
Conversare utilizzando WhatsApp, per lavoro o per contattare amici e parenti, è divenuta ormai un’azione quotidiana. L’applicazione di messaggistica istantanea famosa in tutto il mondo consente non solo di scambiare messaggi, ma anche foto, video, audio ed altri contenuti multimediali.
Con l’avanzare delle tecnologia, oggi, è anche possibile salvare le conversazioni avvenute tramite la piattaforma, non solo sfruttando il cloud, ma anche con i cosiddetti screenshot. Si tratta di un’immagine catturata dal dispositivo, attraverso una combinazione di tasti, che immortala ciò che viene visualizzato sullo schermo. In merito si sono sollevati diversi dubbi e molti si chiedono se condividere queste immagini possa costituire reato.
La quasi totalità di dispositivi in commercio consente di effettuare gli screenshot, ossia un’istantanea di quello che viene visualizzato sullo schermo dello stesso device. Queste istantanee possono essere effettuate anche di una chat su WhatsApp permettendo all’utente di salvare la conversazione ed eventualmente condividerla.
Bisogna, però, fare attenzione a questa pratica considerando che in alcuni casi costituisce reato. Secondo la legge, salvando semplicemente la conversazione sullo smartphone non si rischia nulla, ma il problema si pone quando questa viene condivisa con altri utenti, sia via chat che sui social network come Instagram o Facebook. Cerchiamo di fare chiarezza.
Inoltrando via chat uno screenshot ad una terza persona estranea alla conversazione, questa azione potrebbe ledere uno dei diritti dell’interessato, come ad esempio la privacy o la reputazione. In questo caso, dunque, si potrebbero configurare i reati di violazione della privacy o di diffamazione (se la conversazione viene letta da più soggetti, anche se tra queste vi è la persona offesa), entrambi puniti dalla legge. Lo stesso vale anche per la pubblicazione di una conversazione su un social network. Inoltre, a questi si aggiunge il reato della violazione della corrispondenza, previsto dall’art. 616 del Codice Penale. Nello specifico, la norma punisce con la reclusione fino a tre anni chiunque, senza giusta causa, rivela in parte o interamente il contenuto di una della corrispondenza e da questa azione deriva un danno che non costituisce un reato più grave.
Lo stesso articolo del Codice Penale, al comma 1, inoltre stabilisce che chiunque prenda cognizione, sottragga o distrugga una corrispondenza chiusa e non diretta a lui è punibile con la reclusione fino a un anno o con una multa che varia da 30 a 516 euro, se il fatto non è non è preveduto come reato da altra disposizione di legge.
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