Molti contribuenti temono che l’Agenzia delle Entrate possa controllare anche le fidelity card dei supermercati. C’è davvero un rischio?
Tutti i principali supermercati consentono di sottoscrivere carte fedeltà (le cd. fidelity card) ai propri clienti. In questo modo, gli acquirenti possono usufruire di sconti speciali, accumulare punti e ricevere premi.
Le persone, però, potrebbero effettuare le compere pagando con denaro percepito in maniera indebita, di dubbia provenienza. Proprio tali transazioni suscitano quotidianamente dubbi tra i possessori di carte fedeltà, che si chiedono se possono ricevere accertamenti da parte dell’Agenzia delle Entrate.
I timori nascono dalla circostanza che i supermercati che emettono le fidelity card registrano i dati anagrafici dei sottoscrittori. Ma c’è davvero un pericolo concreto?
Il Fisco può controllare le spese effettuate con fidelity card? Ecco la verità
Fino al 2017, nel nostro Paese, era attivo il cd. spesometro, uno strumento tramite il quale le partite IVA dovevano inviare all’Agenzia delle Entrate la lista delle fatture emesse e ricevute, al fine di contrastare il fenomeno dell’evasione fiscale.
In questo modo, il Fisco poteva confrontare le spese con i redditi dichiarati e accertare eventuali situazioni a rischio. Dal 2017, lo spesometro è stato soppiantato dal LIPE, la comunicazione trimestrale delle liquidazioni periodiche IVA. Tale misura, tuttavia, comprende soltanto le operazioni per le quali viene rilasciato il codice fiscale oppure la partita IVA del compratore.
Di conseguenza, dai controlli sono escluse le spese effettuate al supermercato, in quanto non tracciabili dal punto di vista del cliente.
Stesso discorso anche per quanto riguarda gli accertamenti compiuti sui conti correnti, che si basano esclusivamente sulle informazioni rilasciate dalle banche e registrate in un apposito database, il Registro dei Rapporti Finanziari (conosciuto anche come Anagrafe dei Conti Correnti). Nel Registro non sono inserite le carte fedeltà ma soltanto gli eventuali contratti stipulati con gli intermediari finanziari (cioè le banche e gli Uffici postali).
In conclusione, i timori dei clienti possessori di carte fedeltà dei supermercati non possono essere considerati fondati, perché gli acquisti non possono essere tracciati, nonostante l’utilizzo delle fidelity card. Questa tipologia di carte serve solo ai commercianti per ragioni interne e, dunque, le informazioni non vengono divulgate al Fisco. Di conseguenza, anche i clienti che fanno la spesa con soldi guadagnati “in nero” non rischiano nulla, se usano i contanti. I controlli potrebbero scattare solo nel caso di pagamenti con carte di credito legate a conti correnti sui quali vengono accreditate somme di dubbia provenienza.